Sabato 18 Maggio 2024
MARCO GAVIGLIO
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La Vuelta è di Quintana, anche Froome lo applaude

Resa dei conti sull'Alto de Aitana: il britannico batte le mani al rivale dopo l'ultimo duello. Un altro colombiano, Chaves, butta Contador giù dal podio. Tappa a Latour, Felline è 3º ma fa sua la maglia verde

Nairo Quintana ha vinto la Vuelta 2016; alle sue spalle, Chris Froome (Getty Images Sport)

Nairo Quintana ha vinto la Vuelta 2016; alle sue spalle, Chris Froome (Getty Images Sport)

Alto de Aitana (Spagna), 10 settembre 2016 - Ventinove anni dopo Luis Herrera, un colombiano torna sul tetto della Vuelta a España: e quel colombiano non può che essere Nairo Quintana, che a 26 anni conquista la seconda grande gara a tappe della carriera dopo la vittoria al Giro d'Italia del 2014 e i tre podi - due secondi posti e un terzo - raggiunti al Tour. E questa volta, a proposito di Grande Boucle, deve inchinarsi allo scalatore sudamericano anche Chris Froome, che dopo l'ennesimo testa a testa in salita cede giusto qualche secondo negli ultimissimi metri, e taglia il traguardo applaudendo l'eterno rivale: anche questa è classe. Giornata trionfale per la Colombia, e non solo per la vittoria di Quintana perché, grazie ad uno spettacolare attacco a 50 chilometri dall'arrivo, Esteban Chaves butta giù dal podio Alberto Contador. Poteva essere festa anche per un terzo escarabajo, Darwin Atapuma, ma invece il destino ha avuto in serbo l'ennesima beffa per lo scalatore della Bmc, che dopo il secondo posto di inizio Vuelta a San Andrés de Teixido - quando comunque si consolò vestendo la maglia roja - e soprattutto dopo le due vittorie mancate di un soffio nei tapponi di Corvara e Vinadio al Giro, oggi ha dovuto inchinarsi a Pierre Roger Latour: promettente scalatore francese di nemmeno 23 anni - li compirà a ottobre - già leader per un giorno al recente Giro di Svizzera, e capace oggi di cogliere il suo primo centro in un grande giro. E se Davide Formolo e Michele Scarponi, pur vedendo le streghe sull'ultima grande salita della Vuelta, salvano la loro top ten - il giovane friulano chiuderà ottavo ed il veterano marchigiano decimo in classifica, rispettivamente a 13'17" e 15'33" da Quintana - tra gli italiani il grande protagonista di giornata è senza dubbio Fabio Felline, che taglia il traguardo per terzo e, grazie ad un'incredibile serie di piazzamenti raccolti nel corso delle tre settimane, passa in testa alla classifica a punti alla vigilia di una tappa, la passerella di Madrid, in cui non avrà difficoltà a difendere la maglia verde appena conquistata. Pur senza mai vincere una tappa, Fabio è salito cinque volte sul podio di giornata, ma la cosa più sensazionale è che c'è riuscito in frazioni diversissime tra loro: secondo in volata a Lugo, terzo il giorno dopo a Luintra, in una tappa mossa nella quale si era sganciato nel finale; terzo ancora a Bilbao, in un altro sprint a ranghi più o meno compatti; e poi terzo ad Aramón Formigal, nel giorno in cui Quintana ha vinto la Vuelta rifilando quasi 3' a Froome, e terzo ancora oggi nella giornata decisiva della corsa spagnola. Aggiungiamoci pure il nono posto di ieri, nella cronometro, e rendiamoci conto di cosa il ciclismo italiano ha per le mani: un corridore che per caratteristiche sembra sì più adatto alle classiche - dove, per la verità, lo attendiamo al varco già da qualche anno - ma al quale, con un po' più di costanza, potrebbe non essere preclusa nemmeno la possibilità di dedicarsi, un giorno, alle classifiche dei grandi giri. Intanto, però, ciò che gli sarà inspiegabilmente precluso è la possibilità di giocarsi il titolo europeo, la settimana prossima a Plumelec: il commissario tecnico Davide Cassani, infatti, lo ha convocato solo per la cronometro. Altro ragazzo di sicuro avvenire è Valerio Conti, che a differenza di Felline correrà l'europeo in linea e che una tappa alla Vuelta è pure riuscito a vincerla, a Urdatx: al pari del torinese, anche oggi Valerio ha saputo entrare nella fuga giusta. Anzi, ad un certo punto proprio Conti sembrava lanciato verso la seconda vittoria di tappa, avendo messo nel mirino a metà della lunga salita finale lo spagnolo Luis León Sánchez che in quel momento era il leader solitario della corsa. Ma il giovane portacolori della Lampre s'è piantato proprio non appena sono iniziate le pendenze più dure, a 6 km dalla vetta, e in un amen s'è visto rimontare dai corridori che si sarebbero poi giocati la vittoria: lo svizzero Mathias Frank, l'olandese Robert Gesink e i due di cui abbiamo già detto, Atapuma e Latour. Dopo una serie di scatti e controscatti, infatti, il colombiano e il francese sono andati prima a riprendere Sánchez, quindi si sono disfatti della compagnia di Gesink e Frank. Ma poi hanno continuato a battibeccare tra loro, tanto che ad un certo punto, quando nell'inquadratura alle loro spalle ha iniziato ad intravedersi Felline, abbiamo sperato che il torinese della Trek avesse in serbo una clamorosa beffa per entrambi. Decisiva, nel rimbalzare Felline, è stata però l'accelerazione di Latour ai 600 metri. Un forcing che inizialmente pareva un suicidio tattico, con Atapuma sempre incollato alla ruota del francese, e che invece s'è rivelato vincente nel momento in cui il colombiano della Bmc non ha saputo affondare il colpo. Tornando agli uomini di classifica, un piccolo sucidio tattico è stato anche quello di Contador, reo di non aver seguito Chaves quando questi ha attaccato a 50 km dall'arrivo: rimasto senza compagni di squadra - se non Trofimov, fatto rialzare dalla fuga quando comunque Chaves era già volato a due minuti di vantaggio, lui sì aiutato fin da subito da un gregario trovato lungo il percorso, l'ottimo Damien Howson - il Pistolero ha dovuto sobbarcarsi l'onere di tirare il gruppo fin dalla penultima salita, e poi di prendersi qualche rischio di troppo pure in discesa. Fatica sprecata, perché al traguardo Contador ha accusato un ritardo di 1'24" da Chaves, perdendo per la miseria di 13" quel podio sul quale anche lui, domani, avrebbe meritato di salire.